Ed eccomi qui a dire due parole su di lui. Era tanto che lo volevo fare e adesso lo faccio.
THE PUNISHER. Ci hanno fatto anche il film. Se qualcuno ha visto il film non ha certo torto a definire questo personaggio Marvel come un trito e ritrito nuovo “giustiziere della notte” in cerca di vendetta per lo sterminio della famiglia. Frank Castle nel film è un brav’uomo, un brav’uomo costretto dal suo senso di vendetta e giustizia a rimettere le cose a posto, si sente costretto a riequilibrare la bilancia. Ha dei sentimenti, è vulnerabile come persona, è umano.
Bene ma questo non è il Punitore, questo non è il Frank Castle dei fumetti, non è il Frank Castle di Garth Ennis. Gesù, se per caso dovessi prestare un fumetto del Punitore a qualcuno che ha solo visto il film, probabilmente non si riprenderebbe per il resto della vita. È un’iperbole lo so, ma di sicuro un leggero senso di disagio e un piccolo shock lo avrebbe.
A Castle nel fumetto la famiglia è stata sterminata, Frank ha cercato di rimettere le interiora nella pancia di sua figlia di dieci anni, gli è rimasto parte del cervello del figlio di cinque anni tra le dita quando ha cercato di soccorrerlo. Frank Castle nel fumetto non è un uomo. È solo vendetta e psicopatia allo stato puro. Il Punitore cartaceo è un personaggio fantastico da scrivere, per la prima volta in un fumetto Marvel, oltre a comparire in modo campale l’avviso di contenuti espliciti all’interno del medesimo, presenta la morte in tutta la sua crudezza. Le armi riducono la gente esattamente come la riducono quando pezzi di quel calibro sparano a bruciapelo. Il Punitore cartaceo non ha nessun briciolo di umanità, non è simpatico, è un uomo di 60 anni che falcia indistintamente chiunque abbia dei conti con la giustizia… il più delle volte dei conti con quello che lui (Castle) intende per giustizia. Si tratta di un personaggio del tutto negativo. Definirlo fascistoide è riduttivo e fuorviante, perché non ci sono implicazioni politiche in quello che fa. Castle è un malato di mente e basta. Un vero e fottuto psicopatico.
Microchip, il simpatico personaggio genio di comunicazioni e computer che per anni e anni aiuta Frank nella sua crociata (l’equivalente di Robin per Batman) verrà trucidato con un colpo a bruciapelo da un fucile a canne mozze in piena faccia proprio da Frank Castle, il Punitore. Assicuro che una scena del genere, un’esecuzione sommaria per un personaggio “storico” come Microchip ha qualcosa di allucinante. Perché Castle lo ha fatto? Beh non erano più sulla stessa lunghezza d’onda. Non ho usato eufemismi di sorta, erano solo e sottolineo solo, dissenzienti sui metodi da utilizzare nella lotta al crimine.
Castle gli ha fatto saltare le cervella.
Questo è il Punitore. Ha molti più punti in comune con Michael Meyers, il folle del film Halloween di quanti non ne abbia con John Rambo.
Poi c’è la mano di Garth Ennis, l’autore, colui che fa muovere questa massa di carne e follia per le strade di New York. Leggere il Punitore è come leggere una sceneggiatura di Quentin Tarantino, forse anche più bravo di Tarantino nello scrivere. Se il linguaggio esplicito disturba, se disturbano situazioni al limite del rappresentabile, se disturba un protagonista senza il minimo senso etico e morale allora consiglio caldamente di starne alla larga.
Se al contrario si è affascinati dai personaggi “malati”, scritti senza ipocrisia di sorta, sfacciatamente violenti e scritti divinamente… beh… machevvelodicoaffare?
