Il nido dell'Anatra

"I censori tendono a fare quello che soltanto gli psicotici fanno: confondere l'illusione con la realtà". (David Cronenberg)

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THE KILLER INSIDE ME


Una furtiva lagrima
negli occhi suoi spuntò:
Quelle festose giovani
invidiar sembrò.
Che più cercando io vò?
M’ama! Sì, m’ama, lo vedo.
Un solo istante i palpiti
del suo bel cor sentir!
I miei sospir, confondere
per poco a’ suoi sospir!
I palpiti, i palpiti sentir
confondere i miei co’suoi sospir!
Cielo! Si può morir!
Di più non chiedo, non chiedo.
Ah, cielo! Si può morir d’amor.

 

Adoro il genere noir perché non lascia scampo.

Non c’è scampo per le vittime e non c’è scampo per il protagonista.

Il nichilismo più tetro ed assoluto.

E uno dei più grandi scrittori che ha fatto del nichilismo uno dei suoi marchi di fabbrica è Jim Thompson. Autore che stimo con ogni fibra del mio corpo.

Da alcuni romanzi di Thompson sono stati tratti dei film (The Getaway di Sam Packinpah) e alcuni film da sue sceneggiature (Rapina a Mano Armata o Orizzonti di Gloria di Stanley Kubrick).

Vorrei spendere due parole su THE KILLER INSIDE ME nella versione di Winterbottom, interpretato da Casey Affleck, Jessica Alba, Kate Hudson e caratteristi coi contro cazzi come Ned Beatty ed Elias Koteas (qui un po’ deja vu però).

Lo dico subito, a mio modesto parere il film è riuscito a metà, e a leggere cose in giro qua e là la stessa sensazione la abbiamo avuta in tanti.

Winterbottom non ne fa una rilettura, ma una fotocopia visiva del libro. Praticamente fa quello che ogni fan-di-qualcosa brama da parte di un regista quando porta su schermo il proprio libro preferito.

Kubrick aveva capito una cosa importante, anzi fondamentale: le regole della narrazione scritta differiscono in modo netto da quelle della narrazione visiva. Quindi cari fan stracciacazzirompicoglioni dovreste farvene una ragione quando un regista fa di tutto per NON fotocopiare un testo letterario. Shining di King è una cosa e lo Shining di Kubrick è un’altra. Solo quel bischero di Stephen King non lo ha capito ancora a distanza di oltre trent’anni.

Cosa manca al film allora? Beh manca la cosa fondamentale che Thompson ha dato ai lettori del romanzo: il punto di vista del protagonista assoluto ed esclusivo. Per assoluto ed esclusivo non intendo quella specie di complicità empatica che scaturisce alcune volte con i personaggi perché raccontano le cose in prima persona. Per assoluto ed esclusivo voglio dire che Thompson fa si che l’io narrante di Lou Ford ci venga scaraventato addosso e non si riesca a togliercelo fino alla fine del libro,

essendo Ford – per dirla un po’ come nel film – un’erbaccia è molto difficile scrollarsela di dosso. In effetti il paragone con le erbacce è differente nel film…

Ci  sono due versioni della pellicola, una – diciamo – normale, e quella italiana.

Nella versione italiana, la scena dell’”omicidio” di Joyce (Jessica Alba) è stata totalmente tagliata, tutta quanta ci si accorge ciò che è successo solo in seguito. Eliminare da un film del genere una scena di questo tipo significa snaturare l’intero film. Fortunatamente ho visto la versione originale e ammetto che ho avuto più di una volta l’istinto di premere il tasto FFW del telecomando mandando avanti veloce il tutto.

Il motivo immagino sia la crudezza della scena, difficilmente ho assistito ad un massacro di tale apatica ferocia e forse – ma dico forse – il mio cuore non sopportava di guardare impotente lo scempio perpetuato sul volto bellissimo di Jessica Alba. Ma quest’ultima è una mia cosa personalissima e per chi legge lascia il tempo che trova.

Aldilà di questo, mutilare un’opera di anche 1 solo secondo è vergognoso più di quanto sia orribile quello per cui il taglio è stato fatto, e in Italia siamo dei veri cialtroni in questo, ipocriti baciapile e cialtroni.

Ok fine sfogo.

Il punto cardine comunque è la disaffettività  del protagonista. Lou Ford pronuncia le parole ti amo ma è chiaro che non ne comprende il significato, non ha la minima idea di cosa sia l’amore, forse non sa nemmeno cosa sia il sesso, pur praticandolo ripetutamente durante tutto il film. Non sa cosa sia l’emozione.

Egli non è apatico però, nel film Ford commette quattro (tre?) omicidi più una strage. Il massacro delle due donne è più brutale, più lungo, commesso a mani nude. Sussurra ti amo mentre si sentono scricchiolare le ossa del volto tumefatto incredulo e in lacrime di Joyce mentre ancora si chiede perché di quella violenza. La cosa sconvolgente è la reazione di Joyce: non c’è. Viene massacrata senza reagire, senza alzare le mani per coprirsi il volto, l’unica cosa che si chiede è perché.

Mi sentirò dire “eh ma lei è comunque una masochista”.

Vero Joyce è masochista, ma c’è sempre un limite in questo tipo di rapporto e il limite lo stabilisce il “sub”. In questo caso il limite viene superato e di parecchio, ma ormai è troppo tardi. Lou ha un solo scopo: uccidere.

Non mi dilungo oltre, il film è interessante, il maggior difetto forse è proprio quello di essere troppo fedele al libro ed essere meno “film” di quello che avrebbe potuto essere. Ma se paragonato al primo film tratto da questo meraviglioso romanzo, beh… capolavoro assoluto in questo caso.

Consiglio ad ogni modo di leggere L’ASSASSINO CHE E’ IN ME di Jim Thompson perché è da brividi orgasmici (se si ama il noir) e magari anche POP 1280, il titolo in italiano è COLPO DI SPUGNA come il film che ne ha tratto Bertrand Tavernier nel 1981.

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