Il nido dell'Anatra

"I censori tendono a fare quello che soltanto gli psicotici fanno: confondere l'illusione con la realtà". (David Cronenberg)

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PERSON OF INTEREST


Ecco una bella serie, realizzata con gusto raffinato, con un cast di buon livello, con sceneggiature mai banali o scontate. È una serie para-fantascientifica, mascherata da procedural.

L’autore è Jonathan Nolan (Batman, Inception, Memento, The Prestige… e ‘sticazzi aggiungerei) e prodotta da J.J. Abrams.

C’è una macchina, anzi c’è La Macchina in grado, come il Grande Fratello (quello di Orwell non quello di canale5) di monitorare tutto tramite le telecamere esistenti a New York. Ogni singola telecamera, fosse anche quella di un PC è monitorata da La Macchina la quale grazie ad un sofisticatissimo programma, è in grado di “prevedere” un crimine. Rilascia un numero di previdenza sociale, e la persona a cui appartiene è o la vittima o il carnefice. Una volta venuto in possesso del nome il nostro eroe agirà cercando di scoprire il più possibile su quel nome.

Il protagonista, John Reese (Jim Caviezel) ha un passato travagliato, da militare, da spia e da homeless, ed è proprio in questa condizione che lo veniamo a conoscere durante l’episodio pilota. Un misterioso personaggio, Harlod Finch (Michael Emerson, il Ben di LOST), gli offre un lavoro… un lavoro molto particolare. Ed è così che inizia la serie, il signor Reese si muove a NY, sempre vestito allo stesso modo, come fosse una divisa (lo chiamano l’uomo col blazer) e con fondi praticamente illimitati grazie a Finch, creatore della macchina, ricco sfondato.

Ecco, Jonathan Nolan ha ricreato la sua versione di Batman, calandolo in un contesto realistico e ovviamente metropolitano, non scegliendo la città a caso ma ambientando la serie a New York, che guarda caso è Gotham da ben prima che Bob Kane creasse il personaggio di Batman. New York è Gotham da almeno 200 anni, dai tempi di Washington Irving (La leggenda di Sleepy Hollow), uno dei tanti soprannomi della Grande Mela.

La serie ha sia la struttura verticale che quella orizzontale. Infatti ogni episodio è autoconclusivo ma aggiunge tasselli a misteri che via via vengono a dipanarsi senza che lo spettatore quasi se ne accorga.

Nella seconda stagione poi l’affinità con Batman è stata sdoganata direttamente dagli autori per mezzo di un personaggio, una giornalista che il nostro eroe aiuterà, la quale parlando dell’uomo con la giacca dice essere quasi una leggenda metropolitana e che come un personaggio dei fumetti, compare e salva il poveraccio di turno.

Il gioco è fatto.

Tutti i fans del Pipistrello aspettavano Batman in TV? Bene eccolo, e proprio come Batman, l’uomo comune (lo spettatore) nemmeno si accorge che c’è.

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ARROW


Mi rilasso un attimo e faccio una pausa con la Missione.

Scrivo due righe a proposito di una serie tv arrivata al momento al decimo episodio: ARROW.

Il telefilm è incentrato sul personaggio della DC Comics Green Arrow, ma per rendere il tutto un po’ più realistico si è deciso di togliere il colore dalla freccia.

Il prodotto è di buon livello, Oliver Queen in questo caso gigioneggia poco, gli autori strizzano l’occhio al Batman di Nolan e decisamente a Jason Bourne soprattutto per quanto riguarda le scene d’azione, e c’è qualcosa pure del Conte di Montecristo.

Il Freccia Verde della serie è un vigilante duro e spietato, col corpo ricoperto di cicatrici, che durante l’azione non parla non fa battute sceme e soprattutto non si preoccupa di non uccidere, in questo caso un passo avanti contro il solito politically correct, al momento sta a metà tra il Punitore e Batman.

La serie ha una struttura un po’ a scatole cinesi, per certi versi ricorda anche un po’ LOST (con tanto di isola misteriosa) e si intuisce da subito che ha una trama  orizzontale e non verticale, l’arco narrativo è lungo e i misteri si dipanano di puntata in puntata.

Buoni gli attori, forse il protagonista un po’ meno a suo agio quando deve essere la faccia pubblica di Queen, che per inciso dovrebbe comportarsi come il Bruce Wayne di Bale. Bene anche per la co-protagonista principale, Katie Cassidy che comunque è sempre un bel vedere.

Per quanto riguarda la mitologia del personaggio, fanno capolino altri personaggi DC nella serie, ma avendo il taglio realistico bisogna conoscerne i nomi da civili per poterli riconoscere essendo anche privi di costumi sgargianti. Ovviamente non può mancare Dinah Lance (la Cassidy) che nei fumetti è conosciuta come Black Canary e qui è solo un avvocato idealista… almeno per ora, è comparsa in un paio di episodi, direttamente da Gotham City anche la Huntress vestita come un giustiziere della notte e con metodi e finalità decisamente simili (a Charles Bronson intendo). Mentre tra i villains fanno la loro comparsa Deadshot, China White e Deathstroke, alcuni molto riconoscibili altri di meno.

Prodotto interessante, asciutto e senza fronzoli, e con un cattivo che arriva da una serie di culto come Torchwood, sto parlando di John Barrowman.

Se gli autori non mandano tutto a puttane, il taglio iperrealistico (non ci saranno superpoteri) con cui la storia è narrata potrebbe ripagare assai bene nel futuro… chi lo sa magari anche con altri personaggi, mi pare che alla domanda se comparirà Bruce Wayne, gli autori non abbiano né negato né affermato su una sua ospitata.

Lo so tutti chiedono la serie di Batman, ma tanto la Warner credo non lo schiodi dal cinema, però c’è un Nolan (Jonathan, il fratello sceneggiatore) che in qualche modo Batman ce lo ha già dato, e ha la faccia di Jim Caviezel ed è già alla seconda stagione.

Ma di questo ne riparlerò…

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IL CAVALIERE OSCURO


Come potevo non cedere al richiamo del Pipistrello? Io che ci sono nato (“fumettisticamente” parlando) con il Pipistrello… Il primo fumetto lo comperai a quattro anni e mezzo, e cazzo volevo quello eh. Lo ammetto quel giorno ero indeciso tra il mantello del Cavaliere Oscuro, o l’arco di Turok il cacciatore di dinosauri. Il Pipistrello ebbe la meglio. E da allora ha sempre avuto la meglio (Corto Maltese non conta, è fuori scala).

Per quanto adori Tim Burton e le sue atmosfere gotiche e romantiche, il suo Batman era appunto il SUO Batman. Per quanto Jack Nicholson sia un gigante come attore e il suo Joker sia stato immenso in quel film, beh, personalmente non l’ho mai pensato come a Joker, ma come al Joker di Burton, un po’ folle, un po’ camp, decisamente simpatico… ma poco più di una macchietta bidimensionale.

Poi arriva DARK KNIGHT ( che non ha niente a che spartire col capolavoro di letteratura disegnata realizzato da Frank Miller negli anni 80) e mi restituisce atmosfere e personaggi degni del fumetto. All’inizio il personaggio creato da Bob Kane aveva l’articolo davanti, il fumetto si intitolava THE BATMAN, che in seguito sparì per diventare semplicemente BATMAN. Quell’articolo, nella lingua inglese, faceva utilizzare il pronome impersonale IT per riferirsi al Pipistrello. Si pensò che l’IT fosse troppo cupo ed inquietante, così venne eliminato l’articolo e il Batman divenne semplicemente Batman (sostantivo).

Perché dico questo? Perché nel film di Nolan ho ritrovato in parte quell’articolo perduto, con mia somma soddisfazione. E ho trovato anche molto altro.

In quei centocinquanta minuti di proiezione, ci sono anime, sangue, sporcizia, follia ed umanità. Ci sono emozioni pulsanti, c’è la rabbia primitiva e incontrollabile, e non c’è lieto fine. Proprio così, IL CAVALIERE OSCURO non ha lieto fine. E non perché Batman è e deve essere un personaggio tormentato, troppo FACILE, ma perché è un personaggio umano, e questo è SEMPLICE.

Il Pipistrello sanguina, soffre, digrigna i denti come un animale selvaggio e si contrappone paradossalmente alla follia estrema e lucidissima di Joker, da sempre la sua vera metà. L’uno in preda ai sentimenti e alle emozioni senza pace, l’altro che incanala tutto ciò che il pipistrello possiede in un unico obiettivo: dar sfogo alla follia più pura.

“Che me ne faccio dei soldi? Io sono come un cane che insegue una macchina… e dopo che l’ha raggiunta? Che cosa se ne fa?”, questa frase pronunciata da Joker riassume perfettamente il suo non-pensiero.

Non racconto niente della trama, complessa, articolata e per nulla banale, cucita addosso agli attori e ai personaggi che interpretano come solo un maestro d’alta sartoria potrebbe fare.

Una menzione speciale per Heat Ledger, compianto attore morto giovanissimo, dopo l’interpretazione di Jocer. Il suo Joker, è il mio Joker, e immagino il Joker di tutti quelli che amano e hanno amato il fumetto creato da Bob Kane, che hanno idolatrato Frank Miller e il suo DARK KNIGHTS RETURNS.

Il film è bellissimo, vibrante e difficile da dimenticare. Un film di supereroi, senza supereroi.  Sono curioso di vedere il prossimo, perché se gli autori avessero coraggio, potrebbe essere benissimo un film senza supercriminali…

Beh non so voi, ma io ho ancora qualche brividino…

PS nota curiosa, nel film di Burton, Nicholson/Joker era doppiato da Giancarlo Giannini, in quello di Nolan Ledger/Joker è doppiato da Alessandro Giannini. La cosa impressionante è che padre e figlio hanno la stessa identica voce! Che personalmente adoro.

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SATISFACTION


ogni tanto qualche soddisfazione bisogna togliersela…
dkr
“The Dark Knight Returns” Frank Miller

SUPEREROI 0 – ALTRI 1


Cosa strana. Nei film tratti da fumetti (supereroistici), da un po’ di tempo a questa parte la cosa curiosa e, direi che preferisco, è che il personaggio interessante è la controparte più bistrattata dai fumetti stessi: la presona e non il personaggio.

In BATMAN BEGINS è Bruce Wayne il personaggio interessante, in SPIDERMAN è Peter Parker quello che fa muovere il film non certo il pupazzo in cgi vestito di rosso e blu, in IRON MAN stesso discorso, Tony Stark è decisamente azzeccato come personaggio e i dialoghi non sono nemmeno tanto male. Inutile, e in alcuni momenti un po’ noioso il bussolotto rosso e oro. Ma sarà che se vedo fare a botte al cinema dopo un po’ mi annoio se la cosa va per le lunghe a meno che chi scrive le scene di violenza non si chiami Sam Peckinpah o John Woo.

Discorso leggermente differente per HULK, che avendo sì la doppia identità, ma avendo comunque due facce scoperte anche l’omone verde risulta interessante. Nel film ha fatto un po’ troppo a botte… ma vabbè. Ho visto il trailer del secondo e direi che mi ha convinto zero.  Se devono cambiare Hulk almeno ci diano quello interessante e divertente: MR. FIXIT.

Non ho finito di dire cose, le aggiungerò ma ho sonno e mi sono un po’ rotto i coglioni (che ormai è quasi prassi).

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